lunedì 4 gennaio 2010

DELLE PAROLE,ovvero IL GIUSTO MEZZO







La parola giusta dà senso e criterio al mondo,lo imposta e lo riqualifica,è a meta' strada tra noi e la realta'.
Puo' dire di speranza nell'orrore, di dolore nell'opulenza, di nostalgia soprattutto.
Perche' priva di nostalgia la parola e' muta di senso.
Nell'orgia della comunicazione che si comunica ,la ricerca della parola è intima alla sopravvivenza della stessa.
Ho tanta fiducia nella Storia da credere che il tempo, solo il tempo, sia in grado di ripulire e giudicare, rivelare e premiare.Cosi' il 'bla bla 'mediatico e non che ci circonda ,col tempo, andra' nel dimenticatoio, come la peggior letteratura, che esplode e incassa per un po', poi nessuno la ricorda piu' e diviene carta da riciclaggio.


Pensavo al criterio di surrealta' delle parole.
Occasione mi è data dalla ri-lettura di 'Il paese delle prugne verdi' di Herta Muller, premio Nobel 2009 ,che è carico di una scrittura surreale.
Decido che non mi piace.
Sono incline alla morbidezza affettiva e domestica della terra,non al suo sospetto di galera.
Ma è solo questione di gusti, e l'individuazione di una idiosincrasia non mi esime dal chiedermi come la parola artistica puo' divenire oggetto di surrealta'.
Forse solo da un'allucinazione, da una assenza di via di fuga.
E in effetti 'Il paese..' parla di una terribile dittatura

Dicevo della nostalgia.
Nella nostalgia la parola di contro si fa analogica e trasparente,anche se densa di realta'.
Smarrita la nostalgia,i brandelli rappresentativi di amori, storie, questioni e opinioni si fanno pattume organico.
Puo' piacere, non ne discuto moralisticamente,solo sul filo del gusto.
Vorrei invece imparare a scrivere meglio di Storia,ma sono convinta di non averne l'inclinazione.
Ogni volta che provo,parto da un punto reale e sociologico e mi esce fuori un oggetto fiabesco,che scappa via.
Ci riprovo ed è peggio,le figure si fanno ancora piu' bizzarre ed incongrue,i confini ancora piu' sfumati.
Forse perche' i miei eroi non hanno patria?












l

4 commenti:

narda ha detto...

Convengo quasi sempre completamente con te, mi rubi le parole; tuttavia non condivido il tuo ottimismo nella Storia che non è mai stata magistra; ogni tanto ha fatto dei repòulisti. L'altra sera una persona non sprovveduta culturalmente ha affermato seriamente: " Ci vorrebbe una guerra per ripartire con altro spirito e nuove energie." Alla mia espressione attonita mi ha detto bruscamente: "Pensa alla Storia; ogni benessere e balzo di civiltà si è avuto dopo uno sconvolgimento violento e di sangue." Sono ancoora qui a rimunrgianre su quelle parole, da pacigista convinta.Narda

Anna Rosa Balducci ha detto...

Non credo di essere ottimista del tutto.
Sono consapevole degli orrori della Storia,cosi' come delle nostre personali manchevolezze.
Volevo dire che la storia è comunque rivelatrice,il quaderno del tempo, la nostra capanna di Betlemme,il luogo della nostra 'pietas'.
Diffido di chi la snobba,la sfugge,in ragione di teorie o potenze angelicate.
Un abbraccio

marina ha detto...

neanche io ho amato il paese delle prugne verdi. E' stato difficilissimo orientarmi e arrivare a percepirne la trama. Forse la scelta formale è stata dettata dal desiderio di rendere l'estraniamento che penetra dentro le persone costrette a vivere sotto una pervasiva dittatura? Non ho letto altro della scrittrice e quindi non so dire se scriva anche in un modo diverso
un saluto marina, una passante

Anna Rosa Balducci ha detto...

Marina.
Sonopersonalmente incline ad un'idea 'popolare' della scrittura,cioe' fruibile e conducibile ad una affettuosa convivialita'.
La vita è gia' dura di per se', che almeno sia resa piu' dolce da questo canto che è la letteratura.
Pero' capisco la potenza della parola di Herta Muller, di cui ho letto solo questo testo.Solo, e' una lettura molto dura, come dicevo.
Grazie del passaggio