giovedì 17 dicembre 2009

LE NOSTRE PRIGIONI




Ho respirato l'aria malata di questi ultimi giorni,con il suo culmine drammatico nella scorsa domenica, con il folle gesto di lesione al premier Berlusconi.
Ho condiviso la 'pietas' corale e sincera e tutte le parole di allarme che ne sono derivate.
Ho letto l'episodio come apice di una storia nazionale malata e pensato che non si doveva finire qui.
Dovevano esserci cautele, riflessioni,dignita' piu' salvaguardate,credo che il cunicolo asfittico in cui si è insaccata la vita italiana sia privo d'aria, una galera.
Mi è venuto in mente che tanti anni fa,forse un prete non ricordo bene,ma di sicuro un 'originale' per dirla col Manzoni, disse che gli animali ,quando sono chiusi in spazi stretti,perdono il senno.
Questa è l'immagine della nostra,anzi delle nostre collettività che ho piu' sintetica in mente:spazi angusti,mancanza d'aria,scarsa circolarita' d'ossigeno.
Nel grande come nel piccolo schermo,nell'ufficialità come nei piccoli ambienti di lavoro.
I ratti, chiusi in numero esagerato dentro gabbiette strette, compiono errori sistematici,perdono le antenne.
Cosi' negli ambienti educativi (cosiddetti):si scambia pan per focaccia,di una paglia si fa un pagliaio,si perdono i criteri operativi e sintetici,ci si vomita addosso.
Populismo per populismo,apprezzo molto di piu' ambienti anonimi,piccole aggregazioni spontanee
(ce ne sono tante,in giro),luoghi che nessuno nota.
Anfratti di strada:l'altra mattina sono passata per caso davanti ad un bar frequentato da pescatori che non erano usciti per le intemperie:stavano tra di loro, quasi tutti lampedusiani e tunisini,comunque non nativi del luogo.
C'era una buona intesa,un'allegria tra di loro,un'energia buona,un rispetto di chi passava.
Una sicurezza apprezzabile.

Nessun commento: