venerdì 21 agosto 2009

MILLE SPLENDIDI SOLI


Un'anziana amica mi ha 'obbligata' a leggerlo,non potevo disubbidire.
Un'altra,vicina di casa,madre di tre figli, mi ha detto che leggendolo si è commossa,trovandovi in alcuni tratti di 'smarrimento' di una protagonista alcuni riferimenti biografici che la hanno scossa.
Un'altra ancora dice di non essere riuscita a finirlo, pena quelle lunghe descrizioni di violenze,botte, reclusioni e oltraggi subiti dalle due donne del romanzo, Mariam e Laila.
Chiacchiere tra donne su un libro che ho catalogato come 'popolare'.
Uno di quei testi di facile divulgazione, capaci di inserire messaggi potenti dentro una affabulazione accattivante, che conduce il lettore alla stregua di un film di intrattetimento.
All'inizio mi aveva ricordato la collocazione americana dell'autore :Khaled Hosseini.,nato a Kabul nel 1965, nel 1980, dopol'arrivo dei russi, ha ottenuto l'asilo politico negli States,in California, dove vive tuttora.
Il suo primo romanzo,'Il cacciatore di aquiloni'-che non ho letto-e' diventato un caso editoriale,con milioni di copie,un successo caloroso e inatteso di pubblico.
Lo avevo collegato d'istinto alla scrittrice americana degli anni trenta, Pearl Buck, di cui lessi il capolavoro, 'La buona terra':di cose cinesi, di antiche tradizioni contadine, di personaggi saggi e con proiezioni millenarie.
Ma descritti da un'americana, che nella sua bella prosa'comunque' trasfigurava e leniva.
Cosi''Mille splendidi soli':all'inizio mi pareva una 'fiction' perfetta.
Poi, devo ammettere che l'intensita' delle descrizioni, i paesaggi devastati dalle guerre, prima i russi,poi i signori locali armati dalla CIA,poi i talebani, poi ancora i 'signori della guerra'-non lasciava scampo.
Si intende, leggendolo, che la nota 'popolare' è necessaria.
Qua non si fa letteratura d'avanguardia o flusso di coscienza ,si fa un romanzo storico dentro una tragedia .
Alla fine,il respiro che Laila e Tariq trovano,il loro amore ritrovato nonostante la gamba amputata di lui ,le ferite di lei,tutto quello che hanno visto e vissuto, lascia intendere un filo di speranza,anche se con necessità di attenzione.
E rimane vivo, su tutto, quell'intreccio di preghiere delicate,il ritornello di un 'islam' premuroso e aperto,l'affetto per le cose di casa,la tenerezza verso i bambini.
Come un canto,che scivola sul martirio di un popolo.
Pero' i bambini muiono ancora.
I nuovi 'signori della guerra' che passano con i macchinoni nella Kabul della pseudo-ricostruzione rischiano di uccidere per strada i due bambini di Laila.
I bambini muoiono, devastati da tutto:schegge,mine, dissenteria, tisi,malnutrizione,ma nel nuovo orfanatrofio in cui Laila ora lavora c'è piu' pulizia, piu' cibo,circolano i libri anche in mano alle femmine.


Khaled Hosseini dice,in una postfazione:

'lo scorso anno ho avuto il privilegio di lavorare come inviato degli Stati Uniti per l'UNHCR,l'Agenzia delle Nazioi Unite per i rifugiati.
........L'UNHCR offre assistenza a piu' di venti milioni di profughi di tutto il mondo,non solo in Afghanistan,ma anche in Colombia,Burundi, Congo,Ciad e nella regione del Darfur in Sudan......'

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