domenica 21 giugno 2009

BALBETTII ISLAMICI




Analfabeta del pelago islamico, posso solo balbettare alcune affermazioni elementari,mentre occorrerebbero persone ricche di nozioni e di frequentazioni in diretta di quel mondo per costruire interpretazioni serie.
A monte di tutto,in una stigmatizzazione banale e sintetica,credo possibile un dialogo con il mondo islamico a partire da due idee fondamentali: rifiuto del negazionismo storico, ovviamente Olocausto in primis, e assoluta chiarezza sull'idea del kamikaze come fatto diabolico,totalmente privo di giustificazioni.
A lato, corolllario non minore, il rifiuto degli omicidi perpetrati sulla libertà delle donne,spesso portati fino all'estrema violenza fisica.
Detto questo,so che l'Iran,la cui antica storia poggia sul mito della Persia e non sulle fondamenta dell' Islam piu' assoluto,e'luogo strategico degli equilibri mondiali, dalla caduta del muro di Berlino in poi.
Mi chiedo quanto quei giovani -e davvero l'Iran puo' dirsi un paese di giovani, di energie vitalissime e impellenti-che lottano fino alla morte per la democrazia sappiano distaccarsi dai loro coetanei, figli e nipoti di quei contadini che sostengono il dittatore in auge,Ahmadinejad.
Forte della mia affezione europeista, so che la democrazia è un lunghissimo percorso di educazione sciolto nella storia, carico di errori e di splendori, un tracciato impervio e spesso contraddittorio.
Una direzione in cui le luci e le ombre ambigue e personalistiche del mondo arabo,le atmosfere delle mille e una notte dove quello che conta è il rapporto personale con il capo e non invece il diritto ,devono trovare una loro peculiarità.
Lo spero per loro, per la loro giovinezza,per quello che ancora resta loro da spendere nell'avventura drammatica e splendida della Storia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quel medio oriente islamico riprovevole per diversi aspetti, di cui fai una breve disanima, l'uomo alzatosi in piedi si è riconosciuto tale, per questo credo che a dispetto dei fanatismi e degli eventi bellici, abbiamo il dovere di essere attenti e solidali con le voci dissidenti ma sullaq rotta della loro personale storia. Non dimentichiamoci che la democrazia è una forma di aggregaqzione civile e politica accettabile, ma non è l'unica.
No ai dittatori e ai satrapi, però attenti a non inventare nuovi dittatori e nuovi sorridenti satrapi.
Fattorina