mercoledì 22 ottobre 2008

OCCHI VUOTI


Quale sangue corre nelle vene di questi giovani che si muovono, 'protestano' chiedono una scuola per loro?
Il sangue dell'incertezza, della fine di un mondo, di un'epoca che muore senza lasciar intravedere un futuro.
Quando, dopo l'11 settembre 2001, si creo' per le strade del mondo quell'enorme 'movimento' per la pace, ultimo fuoco collettivo con un senso,anche se privo di un pensiero 'forte', i giovani che vi aderivano avevano ancora un piede nella stanza degli adulti.
Odoravano vecchi temi,l'autorità dei vecchi, il sorriso di chi,stentatamente, aveva il coraggio, nelle istituzioni, nella scuola, di accompagnarli nella loro 'scoperta' di questo mondo eternamente contraddittorio e di quella parte di storia contemporanea.
Erano ultimi fuochi di un flusso di partecipazione che dal mondo entrava nelle aule,si avvaleva di linguaggi ancora tradizionali, di punti di riferimento nati nel secondo dopoguerra,di sistemi di riferimento comuni, riconoscibili. Patti di tutela, ideali di solidarieta' erano ancora valori reali.
Questi giovani, neo- protagonisti degli ultimi sommovimenti in tante scuole italiane e universita', che cosa hanno nelle vene, nel cuore, nel cervello ,ora?
Io non ci giuro, su quello che hanno.
Vedo tanti, affrancati dai padri,nelle universita' e negli istituti di ricerca, in giro per il mondo raminghi a cercare la loro elitropia, avanzare richieste assennate, disegni condivisibili, anche se a loro non affiderei mai la mia vita.
I piu' li vedo-quelli che vedo- poveretti ,senza padri, ne' madri, ne' adulti, ne' futuro.
Personaggi inconsistenti e fragilissimi.
I ragazzini tra gli undici e i quindici anni bevono come spugne in percentuali altissime.
Quelli che avevano quindici anni nel 2001 hanno visto le loro città crescere come mostri di cemento e traffico, sono stati seppelliti di oggetti e di ossessioni consumistiche per poi assistere al crollo di quella civilta' in cui erano cresciuti .
Bombardati di immagini, di pulsioni, di parole sempre piu' vuote,materiale di 'esperimenti' sociologici, didattici, sciacquadenti di un politichese che se li sbandierava come sciarpe al collo,in mano a famiglie smarrite e prive di autorevolezza .
Cosa hanno nel sangue che corre nelle vene, questi ragazzi, che si affacciano ad un futuro e giocano gli antagonismi della loro generazione senza riconoscere neppure la distanza che c'è tra se' e i propri cugini di dieci anni fa?
Vedo nebbia,ma nel muoversi 'di pancia' dei tanti ci puo' essere una domanda ineludibile: la richiesta di essere considerati soggetti, primi attori del futuro che tutti interessa.
Costruiamo il futuro a partire dai giovani,investendo in loro, in sistemi, aule, idee,prospettive e inserimenti reali nei luoghi reali.
Ma senza fiducia le generazioni non crescono,la fiducia è linfa, ricostituente, anima.
Come trovare fiducia reciproca, in questi occhi vuoti?
Da dove ricominciare, se è possibile ricominciare ancora?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Per le strade e nei cortei si muovono centinaia di ragazzi che cercano di avere un futuro.
Buona giornata
Fino

Anonimo ha detto...

La difficoltà della famiglia, accresce il valore ed il ruolo della scuola. Essa dovrebbe essere la cerniera tra famiglia e mondo, vita in famiglia e vita di lavoro.
luigi

Anna Rosa Balducci ha detto...

FINO e LUIGI
Mi fanno anche tenerezza questi ragazzi dell''Onda-2008'.Li vedo, come dicevo, privi di adulti,ma anche di caratteri e di strumenti di interpretazione.
Annusano un futuro che non sanno come affrontare,stanno come pesci fuor d'acqua e parlano di 'autogestione' quando fanno fatica a gestirsi i lacci delle scarpe.Eppure è da queste 'onde' che si deve partire per trovare delle vie d'uscita.