lunedì 15 settembre 2008

ZIO GIORGIO


Lo zio Giorgio è stato l'anticlericale piu' acceso conosciuto in tutta la mia vita.
Zio materno, Novara di cognome,intelligenza irrequieta e incredibilmente precisa, di mestiere macchinista delle Ferrovie,con la passione del calcolo matematico, dell'elettronica e del rischio razionale.
Nei primi anni cinquanta si era scontrato con una forma nostrana di maccartismo,lui ragazzetto,diplomato in una scuola tecnica, disoccupato,frequentava per far notte un bar 'comunista'.
Cosi', ogni volta che si presentava per essere assunto gli rispondevano:'Che vada in Venezuela, con i suoi compari'.
Pare che i piccoli capetti locali andassero a chiedere informazioni al prete, per assumere i ragazzi.
E lui mise tutto sul conto dei preti.
Ma forse aveva conosciuto qualcosa di inquietante, da bambino, non lo disse mai, era troppo scanzonato,un piccolo anarchico ribelle,lucidissimo ma positivo, non parlava di porcherie con noi.
Negli anni sessanta-abitava con noi insieme ai nonni materni, secondo antiche consuetudini di famiglie allargate per obbligo, da economie traballanti-aveva attrezzato la nostra casa di uno specialissimo sistema di radiodiffusione.
Lui si era ridiplomato con Radiolelettra di Torino per via postale, ma non scherzava mica.
Era bravissimo con fili, elettricita', magie che anticipavano di mezzo secolo il moderno web.
A quei tempi aveva una fidanzata di Parigi,con bellissimi occhi blu, e ogni volta che la andava a trovare tornava con aneddoti e foulard di seta con disegni della Tour Eiffel.
Di quella volta, che lo scambiarono per un algerino:lui, piccolo di statura e scuro di pelle, che guaio, nella Francia post -coloniale degli anni sessanta.
Ricordo una notte di un Venerdi' santo, forse era il 1959.
Le campane della parrocchia suonavano rituali il lutto pasquale e a casa mia andava per ogni stanza la musica della 'Tosca' di Puccini.
Quando Tosca uccideva Scarpia, Scarpia il potere pontificio, l'arroganza, la trama recondita e cattiva , si fermava tutto.
Quello che bolliva sul gas domestico per il pranzo di Pasqua, il respiro,il tempo,i piccoli rimbrotti familiari, il pensiero dei debiti,la malattia del vicino di casa, l'ultima immagine del mondo,il freddo delle stanze ancora senza riscaldamento.
'Bacherozzi neri' :cosi' lo zio Giorgio chiamava i preti e la nonna materna non voleva sentire,lei si proclamava ligia alle litanie di tutti i santi.
Ad ogni santo un compito, come in un quadro di primavera.
Lo zio Giorgio no, era tenace in questo argomento, lui di solito molto dolce, lui che amava i fiori e ci faceva ridere, con i soprannomi che ci affibbiava.
Nel soprannome ci stava l'intuizione di ognuno di noi,l'accettazione di come eravamo, senza riserve,noi sapevamo che su di lui avremmo sempre potuto contare.
Di Scarpia, quella sera di Venerdi', forse gli importava l'esatta diffusione dei fili, tutti intorno alla casa.
Ma-'Muori Scarpia!- della bella Tosca di sicuro un moto di cuore glielo aveva levato.
Tosca, la bella Tosca.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Colorito ed efficace il ritratto che hai fatto di tuo zio, un mangiapreti d'altri tempi.
Dalle mie parti gli anticlericali (più socialisti che comunisti) i preti li chiamavano sacchi di carbone.
Buona giornata
Fino

Anna Rosa Balducci ha detto...

FINO.
Poveretti,in fondo tutti quanti,preti e magiapreti,tutti dentro le proprie storie.
In fondo tutti ugualmente umani.
Chi va e chi viene.
Saluti